Presentato al Festival lo Human development report: “paralisi” davanti a disuguaglianze

Rivisitazione dei beni pubblici globali e contrasto alla polarizzazione tra gli strumenti emersi dal convegno. L’allarme del nuovo Rapporto: tra i 35 Paesi meno sviluppati, 18 non sono tornati ai livelli del 2019.

martedì 21 maggio 2024
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“Ci troviamo davanti a un ‘gridlock’, una situazione di paralisi proprio nel momento in cui dovremmo essere più coesi di fronte alle grandi sfide di oggi. Ma alla prova dei fatti questa unità manca, non siamo in grado di gestire bene le interdipendenze che caratterizzano l’epoca che stiamo vivendo”. Lo ha dichiarato Heriberto Tapia, senior member di Undp Human development report office (Hdro) all’evento organizzato il 20 maggio a Roma da Spes - Sustainability performances, evidence and scenarios, ASviS, Hdro e Università di Firenze nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024. All’incontro hanno partecipato anche Agostino Inguscio (Undp Rome centre), Mario Biggeri (Spes scientific coordinator), Enrico Giovannini (direttore scientifico ASviS) e Michaela Saisana (Jrc Competence centre on composite indicators and scoreboards).

RIVEDI L'EVENTO

Nella sua relazione, Tapia ha illustrato il nuovo “Human development report 2023/2024. Breaking the gridlock”, pubblicato dall’Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, che evidenzia un preoccupante incremento delle disuguaglianze. I Paesi ricchi, infatti, stanno registrando livelli record di sviluppo umano, mentre la metà dei Paesi più poveri del mondo rimane al di sotto del livello del 2019. Secondo l’Indice, che compara lo sviluppo dei vari Paesi tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo pro capite, un punto di svolta è stata la pandemia. Nel 2023, tutti i 38 Paesi membri dell'Ocse, hanno ottenuto punteggi più elevati rispetto ai livelli del 2019, mentre tra i 35 Paesi meno sviluppati, più della metà (18 Paesi) non sono ancora tornati ai livelli di sviluppo umano del 2019. Tutte le regioni in via di sviluppo non hanno raggiunto livelli di indice previsti, con una traiettoria decisamente inferiore, ad indicare potenziali battute d'arresto permanenti nei futuri progressi dello sviluppo umano.

Fig.1 La traiettoria dell’Indice di sviluppo umano

Il Rapporto sostiene che il progresso è ostacolato da un emergente fenomeno: il “paradosso della democrazia”. Nonostante 9 persone su 10 in tutto il mondo sostengano la democrazia, più della metà degli intervistati a livello mondiale esprime sostegno ai leader che potrebbero minare i principi della democrazia stessa. Secondo Tapia “ci sono problemi molto concreti, sia per quanto riguarda le percezioni da parte dei singoli che per il ruolo della società”. Basti pensare, ha aggiunto, che il 50% delle persone intervistate in tutto il mondo dichiara di non avere alcun controllo (o un controllo limitato) sulla propria vita, e oltre i due terzi ritengono di avere poca influenza sulle decisioni politiche.

Tapia ha illustrato tre punti fondamentali per invertire la rotta:

  1. Costruire una “architettura dei beni pubblici” adatta ai nostri tempi, che funzionerebbe come terzo pilastro a disposizione della cooperazione internazionale, da aggiungere all’assistenza allo sviluppo dei Paesi più poveri e all’assistenza umanitaria per le emergenze.
  2. Combattere la polarizzazione agendo sulla mancanza di fiducia e l’insicurezza dei singoli. Ciò si può raggiungere gestendo meglio le informazioni e le fake news.
  3. Impegnarsi per la mitigazione del cambiamento climatico, che andrà a esacerbare le disuguaglianze penalizzando i Paesi con un basso indice di sviluppo umano. Servono nuovi strumenti finanziari e maggiori risorse.

 
Il Rapporto evidenzia che la deglobalizzazione non è né fattibile né realistica e che l’interdipendenza economica è elevata. Nessuna regione è vicina all’autosufficienza, poiché tutte dipendono dalle importazioni da altre regioni per almeno il 25% di almeno un tipo principale di beni e servizi. A mettere l’accento sulla necessità di cooperare era stato, a margine della presentazione del Rapporto, Achim Steiner, capo del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite: “Nonostante le nostre società interconnesse, non siamo all’altezza. Dobbiamo sfruttare la nostra interdipendenza e le nostre capacità per affrontare le nostre sfide condivise ed esistenziali e garantire che le aspirazioni delle persone siano soddisfatte”.

 

di Tommaso Tautonico