Riforma costituzionale art. 9 e 41 applicabile solo coinvolgendo la società
All’evento ASviS-Ecco nel Festival sono state discusse le implicazioni giuridiche, politiche e sociali della modifica alla Carta. Presentati anche i primi risultati della ricerca su clima e Costituzione.
La riforma costituzionale che due anni fa ha modificato gli articolo 9 e 41, introducendo in Costituzione la tutela dell’ambiente e l’interesse delle future generazioni, sta cambiando l’orientamento giurisprudenziale e la definizione delle politiche pubbliche? È la domanda a cui ha cercato di rispondere l’evento “Clima in Costituzione: il futuro delle politiche pubbliche”, organizzato dall’ASviS e da Ecco, il think tank italiano per il clima , che si è svolto lunedì 20 maggio a Roma.
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L’incontro, moderato da Chiara Saccani, communication strategist di Ecco, è stato introdotto da Matteo Leonardi, direttore e cofondatore di Ecco, ed Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. Secondo Leonardi la riforma costituzionale ha permesso di “ricucire” due piani, da un lato gli obiettivi climatici identificati negli ultimi anni dall’Unione europea, dall’altro alcune resistenze riscontrate nella società, rendendo la tutela dell’ambiente e delle future generazioni un diritto per tutte e tutti. Fondamentale la sostenibilità sociale: per Leonardi occorre ridisegnare meccanismi di aiuto e incentivo per accompagnare la società nella transizione ed evitare di “trasformare la questione sociale in un freno”.
“Il tema è estremamente complesso, sia sul piano giuridico viste le caratteristiche dell’ordinamento giuridico italiano, sia perché il tema non è di facile valutazione. È un bilanciamento di interessi, di esigenze” ha affermato Giovannini, riferendosi ai cambiamenti innestati dalla riforma costituzionale e alla necessità per il Parlamento di ripensare il modo in cui viene valutata la costituzionalità delle proposte di legge.
Il primo panel è stato dedicato alle implicazioni giuridiche della riforma costituzionale e alla presentazione dei primi risultati della ricerca di Ecco e ASviS che ha esplorato le connessioni tra i nuovi principi e i diritti fondamentali e analizzato gli strumenti giuridici e legislativi disponibili.
“L’ambiente è la condizione per la nostra sopravvivenza. Senza l’ambiente vengono meno le precondizioni per le principali libertà e gli altri diritti. La tutela dell’ambiente come precondizione, come il diritto alla salute, il diritto alla casa (pensiamo alle conseguenze delle inondazioni) e al lavoro (c’è un impatto oggettivo sulle infrastrutture e sulle condizioni di lavoro)” ha sottolineato Andrea Ferrazzi, membro del comitato esperti dell’ASviS, che ha seguito in prima persona i lavori parlamentari per l’approvazione della riforma costituzionale. L’ambiente, infatti, non è più inteso solo come un “monumento di natura, colpito il quale si verificherebbe un danno di carattere patrimoniale, ma quale habitat in cui nasce e si moltiplica la vita, colpito il quale si compie un danno esistenziale”.
Francesco Tomasone, consigliere della Corte dei conti, ha affermato che: “si tratta di ridefinire le politiche pubbliche alla luce delle modifiche costituzionali, a tutto campo”. Gli strumenti giuridici e legislativi sono interconnessi e correlati perché, ad esempio, gli effetti di una pronuncia giurisprudenziale indirizzano le attività di amministrazione, che a loro volta hanno un effetto sul settore privato: “è un circuito virtuoso in cui tutti gli attori devono essere consapevoli” ha sottolineato Tomasone.
Le implicazioni per la società civile sono state al centro del secondo panel, moderato da Giulia Colafrancesco, analista senior governance e giusta transizione di Ecco. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha sottolineato l’importanza di una politica pubblica che indirizzi e accompagni il mercato verso modelli di sviluppo sostenibili e del coinvolgimento delle persone a ogni livello. “I costi della transizione non possono essere scaricati su lavoratori e lavoratrici” ha affermato Landini, perché “la transizione o è anche socialmente sostenibile o rischia di non esserci e di aprire spazi in altre direzioni”.
Anche Franco Ippolito, presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso e socio fondatore del Forum disuguaglianze diversità, si è soffermato sull’importanza di accompagnare i cambiamenti e la transizione con azioni concrete che aiutino le persone più vulnerabili e meno abbienti, e non solo con rassicurazioni verbali. “Le difficoltà aumentano se non c’è chiarezza, se c’è incertezza, se c’è confusione, se c’è una politica stop and go continua, capace di disegnare scenari entusiasmanti, ma al tempo stesso di frenare, contraddirsi e bloccarsi” ha spiegato Ippolito. Le difficoltà e le paure della popolazione, inoltre, possono essere utilizzate da chi ha interesse a rallentare il cambiamento e per questo è fondamentale prenderle in considerazione e affrontarle.
“La governance è necessaria affinché ci sia una giusta transizione” ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf, ricordando il Decalogo per la giusta transizione realizzato dall’ASviS. In mancanza di una governance, infatti, si rischia di subire o rimanere esclusi dai cambiamenti e dall’innovazione. La governance deve, inoltre, favorire il coinvolgimento e la piena partecipazione della società civile affinché le politiche e gli obiettivi stabiliti siano accettati socialmente. Midulla ha portato l’esempio delle fonti rinnovabili che, al contrario dei combustibili fossili, occupano spazio e sono visibili sotto gli occhi di tutte e tutti; per questo senza un coinvolgimento della popolazione sarà difficile far accettare alla società il passaggio alle rinnovabili.
In foto da sinistra: Renato Loiero, Lilia Cavallari, Matteo Leonardi, Lorenzo Carrozza. In collegamento: Laura D’Aprile
Il terzo panel, moderato da Lorenzo Carrozza, analist Affari parlamentari di Ecco, è stato dedicato all’applicazione delle politiche pubbliche alla luce delle modifiche costituzionali. Politiche pubbliche che, secondo Matteo Leonardi, direttore e cofondatore di Ecco, sembrano spesso “frammentate, non focalizzate sulle priorità e non efficaci”. Non riuscire a cogliere le priorità è un rischio per lo sviluppo del Paese. Leonardi ha proposto come esempio il settore della mobilità, ricordando come l’Italia stia finanziando la transizione verso combustibili più sostenibili, quasi trascurando l’importanza che l’elettrico avrà nei processi di decarbonizzazione.
"Ora il quadro aiuta ad avere uno sguardo lungo, necessario e indispensabile perché ci sono interventi che possono avere dei costi immediati e dei benefici nel lungo periodo” ha spiegato Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ricordando che le nuove regole per la programmazione di bilancio esortano a tener conto anche delle passività potenziali legate a disastri ed eventi climatici estremi. Per Cavallari le due parole chiave sono quindi monitoraggio e valutazione: un “monitoraggio in itinere non solo dell’impatto finanziario, ma anche della capacità della misura di raggiungere gli obiettivi” e una “valutazione ex ante ed ex post per poter sviluppare politiche di sistema”.
Renato Loiero, consigliere per il bilancio del Presidente del Consiglio dei ministri, ha raccontato l’importanza e il funzionamento dell’Ufficio di valutazione delle politiche pubbliche del Senato, un gruppo di lavoro che riunisce diversi servizi di documentazione con l’obiettivo di conoscere le norme, raccogliere informazioni ed eseguire una valutazione prima di deliberare. “È uno strumento che non sostituisce il potere legislativo” ha specificato Loiero, sottolineando anche lo stretto legame e l’equilibrio esistente tra valutazione dell’impatto delle politiche e massimizzazione del consenso. Laura D’Aprile, Capo dipartimento sviluppo sostenibile presso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha invece riportato le lezioni apprese nella definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), un piano sviluppato per obiettivi e non per spesa. “Lavorare per obiettivi e non per spesa è un metodo particolarmente innovativo rispetto a quanto fatto finora” ha spiegato D’Aprile, “gli obiettivi non si fondano sull’investimento, ma sulla struttura delle riforme. Per questo si è parlato di pianificazione sul lungo periodo e di coinvolgimento di tutti gli stakeholder”.
A conclusione dell’evento è intervenuto nuovamente Enrico Giovannini che si è soffermato su alcuni punti chiave, tra cui la mancanza di dati, la crescente importanza dei contenziosi climatici e la necessità di ripensare le politiche pubbliche. “I governi dovranno essere in grado di dimostrare che gli investimenti vanno nella direzione giusta”, ha affermato Giovannini, “le pianificazioni e le strategie devono diventare operative. E qui il contrasto appare evidente. Cito spesso Battisti ‘Pensieri e parole’ perché nei documenti e nei piani vediamo parole, ma ai pensieri non seguono iniziative reali”.
Di Maddalena Binda