Per costruire un’Europa sostenibile il dibattito sul futuro va portato nei territori
Futuro del Green deal, federalismo e partecipazione politica delle giovani generazioni. Al centro dell’evento organizzato dall’ASviS sul Goal 16, il dibattito sulle sfide e le opportunità della prossima legislatura europea.
“L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme, essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino innanzitutto una solidarietà di fatto”. Angela Mauro, inviata speciale di HuffPost a Bruxelles, ha aperto con questa citazione di Robert Schuman l’evento del 9 maggio “L’Europa al bivio: quali scenari in vista delle elezioni? Verso un'Europa più sostenibile: il ruolo cruciale degli SDGs”, organizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”. L’iniziativa si è tenuta presso il Salone Internazionale del Libro, nell’ambito della tappa torinese del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024, supportata da Iren in qualità di Tutor.
A che punto è la realizzazione del Green deal e che ruolo avrà nella prossima legislatura europea? A questa domanda, posta dalla moderatrice, ha risposto Carlo Corazza, capo dell'ufficio per l’Italia del Parlamento europeo, partendo da un’analisi della situazione: “In questi giorni stiamo facendo tanti dibattiti sul Green deal, e ovviamente i punti di vista sono molto diversi. Legambiente o il Wwf, per esempio, ritengono che l’Unione europea potrebbe essere più ambiziosa, mentre Confindustria, Confagricoltori e Coldiretti dicono che le categorie non sono state ascoltate abbastanza”. Corazza ha proseguito affermando che “se l’opinione pubblica lo ritiene, il prossimo Parlamento e il prossimo Consiglio europeo potranno modificare il Green deal, ma è importante sottolineare che il quadro normativo non basta”. Servono infatti, secondo il capo dell’ufficio per l’Italia al Parlamento europeo, anche gli investimenti e una strategia di politica industriale in grado di rendere l’Unione europea competitiva e “con una sua autonomia strategica”. . Ha dunque specificato che “il Green deal resterà fondamentale, ma sarà altrettanto fondamentale avere una base industriale più forte” e “avere una sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale, che vuol dire avere ancora più sostegno politico per raggiungere i target climatici”. Per realizzare ciò, ha concluso, serve “un tesoro europeo, ossia di rendere permanente il Next generation Eu e di rendere permanenti le risorse proprie che stanno finanziando il debito”.
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In seguito è intervenuto Luigi Di Marco, della segreteria generale dell’ASviS e autore del Quaderno sulle politiche europee verso la sostenibilità, il quale ha sottolineato che “di Obiettivi di sviluppo sostenibile non se ne parla, e questo fa specie perché nel settembre 2023 i 27 Paesi dell’Unione europea hanno dichiarato il loro impegno ad accelerare il perseguimento dell’Agenda 2030. Noi crediamo che gli Obiettivi Onu al 2030 siano un faro che crea consenso, unità di intenti tra diversi Paesi. L’abbiamo visto all’ultima Cop 28 a Dubai dove, per la prima volta, in sede di Consiglio dell’Unione europea, i nostri ministri hanno detto che il piano è di decarbonizzare ben prima del 2050”. Di Marco ha evidenziato che non è un “discorso di ideologia green, anche perché la minaccia sembra essere che se arriva la destra poi queste cose verranno messe in archivio. Ma anche il nostro governo ha sostenuto queste posizioni, e a noi fa assolutamente piacere, perché sono in linea con la direzione data dalla miglior scienza disponibile e hanno la consapevolezza che l’Europa deve fare la sua parte per mettere in sicurezza l’economia mondiale e il soddisfacimento dei bisogni sociali di oggi e delle future generazioni”.
Ha poi preso la parola Anna Colombo, esperta ASviS sul Goal 16, che ha parlato della polarizzazione politica dei partiti che si presentano alle prossime elezioni europee. “In 35 anni di Parlamento europeo ho raramente visto delle posizioni così diverse. I partiti divergono profondamente sul tipo di futuro che vogliamo affrontare, e divergono, senza mettere in dubbio gli obiettivi che ci siamo dati, nella scelta su come ci si arriva a questi traguardi”. Rispetto invece alla partecipazione dei giovani alla vita politica, Colombo ha sottolineato che “nel Policy brief ASviS: analisi e proposte per la partecipazione democratica giovanile, viene dichiarato che aumenta l'impegno dei giovani nella partecipazione civile, ma diminuisce proporzionalmente quella alla partecipazione politica elettorale. Questo non vuole dire che i giovani non vogliono impegnarsi, ma vuol dire che ai giovani va data una scelta di concretezza, di certezza e di speranza, cosa che avevamo provato a dare nelle scorse elezioni del 2019”.
L’intervento seguente è stato quello di Giorgia Sorrentino, segretaria generale Gioventù federalista europea, a cui Mauro ha chiesto come si continua a parlare di processo di integrazione federale europeo in un contesto dove il nazionalismo è sempre più forte. “In questo momento è più facile e non più difficile parlare di federalismo nell’Unione europea, perché c’è una contrapposizione politica più netta. Nel 2019 ci scontravamo con gli euroscettici, c'era ancora l'onda della Brexit, avevano ancora un consenso reale i partiti che avevano proposto nello scorso decennio idee come quella dell'uscita dalla moneta unica o come quella dell'uscita dell'Ue. Oggi invece vediamo che nessuno si dice euroscettico, ma vengono proposte diverse idee di Unione europea, quindi per noi è più facile come federalisti far vedere quella che è la differenza”. Rispetto alle sfide da affrontare nelle prossime elezioni, Sorrentino ha rimarcato che bisogna “affrontare in maniera importante la paura che le persone hanno rispetto al tema dell'identità. Cioè riuscire a spiegare che una cessione di competenze a livello europeo non inficia nulla della propria identità nazionale, locale, regionale. Vedo che ancora oggi nei più giovani attecchisce facilmente la paura del nuovo. Per arrivarci dobbiamo portare la discussione sul futuro dell'Europa nei territori e nelle comunità, e per farlo le alleanze come quella dell’ASviS sono fondamentali”.
Ha infine preso la parola Filippo Salone, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 16, che ha ricordato l’ex-presidente del Parlamento europeo David Sassoli: riprendendo il titolo del libro che raccoglie i suoi discorsi, “La saggezza e l’audacia”, Salone ha affermato che le “due parole forse sono la soluzione anche per riprendere in mano le sorti dell'Europa e vincere la sfida che ci aspetta nelle prossime elezioni dell'8 e 9 giugno. Perché noi abbiamo dalla parte nostra una saggezza, forse una consapevolezza, di quello che davvero l'Europa vuole rappresentare. Ma dobbiamo avere anche l'audacia di portare in giro questa visione, di andare a territorializzarla nelle comunità, tra le persone, tra gli studenti, tra tutti quelli che non sono addetti ai lavori, che non riescono ad avere questa saggezza”. Rispetto al ritorno del nazionalismo, Salone ha sottolineato che bisogna “scongiurare questo vecchio fantasma ottocentesco, perché non c'è un'Europa che non sia un'Europa forza di pace, che non sia un'Europa di crescita del processo di integrazione europea mettendo in comune quelle funzioni che ancora oggi non lo sono”.
di Milos Skakal