Buone pratiche dai territori, ma contro le disparità serve una politica nazionale

Dal recupero del parco abbandonato al centro di Caserta alle lavatrici donate alla Caritas, fino al trasporto pubblico gratis di Todi. La cronaca dell’evento sulle buone pratiche e sul Rapporto sui territori dell’ASviS.

lunedì 20 maggio 2024
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Il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile richiede azioni che coinvolgano tutti gli attori del sistema sociale, economico e istituzionale a ogni livello di governo, attivando, all’interno della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, una molteplicità di progetti di diverse dimensioni adatti alle specifiche condizioni di ciascun territorio. Al tema è stato dedicato l’evento “Le buone pratiche e il Rapporto sui territori 2023” organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) il 17 maggio presso la Fondazione Feltrinelli, al centro della tappa di Milano del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024, di cui è tutor la Fondazione Cariplo. L’evento ha proposto una riflessione scaturita dalla quarta edizione del Rapporto ASviS “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” che mette in luce le significative e crescenti disparità tra le regioni italiane.

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Ha aperto e moderato il primo panel Walter Vitali, Urban@it e co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili”, ricordando che “Il tema delle buone pratiche è fondamentale per lo sviluppo locale ed è centrale nel Festival dello Sviluppo Sostenibile. Questo evento intende riprendere i temi del Rapporto territori attualizzandoli a quanto sta succedendo nel nostro Paese”.


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DELLE BUONE PRATICHE DAI TERRITORI


Successivamente Massimiliano Tarantino, direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, ha parlato della nascita “di sei anni fa del nostro osservatorio sulle trasformazioni urbane, ideato sul solco dell’ASviS, che sottende innanzitutto un impegno di tipo culturale. Il nostro più grande privilegio è infatti quello di riuscire a portare i temi della sostenibilità alla popolazione e a chi fa le politiche, ai decisori. Non ci può essere una sostenibilità economica e ambientale senza ricadute sociali, queste tre dinamiche devono avere attori che le implementano con una visione olistica”.

C’è una buona e una cattiva notizia per Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS: “La buona è che sui territori il Ministero dell’ambiente ha finanziato Regioni e città metropolitane pe far fronte agli Obiettivi dell’Agenda 2030. La cattiva è che senza un forte coordinamento nazionale non si va da nessuna parte. Siamo alle soglie delle elezioni europee e di alcune elezioni amministrative, questa è un’opportunità straordinaria per influenzare i nuovi amministratori ad andare verso la giusta direzione dettata dall’Agenda 2030. L’ASviS è molto soddisfatta della partecipazione da parte della società civile nella costruzione degli eventi del Festival. Ci sono tantissime buone pratiche sui territori, c’è tantissima domanda di sostenibilità. Il compito dell’ASviS è proprio quello di dare voce a questa richiesta”.

Camilla Grande, dell’area ricerca dell’ASviS, ha illustrato il Rapporto territori dell’ASviS ricordando che solo “per due Obiettivi, cioè salute ed economia circolare, si è registrato un miglioramento generalizzato, mentre sono peggiorate le condizioni di quasi tutte le Regioni per quattro Obiettivi (povertà, qualità degli ecosistemi terrestri, risorse idriche e istituzioni), a fronte di una sostanziale stabilità per gli altri”. Grande ha inoltre ricordato che aumentano le disuguaglianze su tutto il territorio nazionale, “disparità che per sette Obiettivi sono peggiorate e solo per due sono migliorate”.

In seguito è intervenuto Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del comune di Milano, che ha elencato i problemi climatici affrontati nel milanese negli ultimi anni. “Nel 2022 abbiamo avuto la punta massima di siccità nella zona di Milano, l’anno scorso il 25 luglio abbiamo perso 5mila alberi per un ciclone. In questi giorni ci troviamo di fronte al record di precipitazioni che hanno portato a esondazioni – ha detto Tancredi -. Il tutto in una città che cresce sotto l’aspetto dell’economia e dell’innovazione. La grande sfida dei prossimi anni sarà conciliare lo sviluppo della città con le tematiche ambientali e sociali, ricordo che la metà dei cittadini di Milano vive con meno di 26mila euro l’anno. Stiamo lavorando sull’aspetto urbanistico e sulla mobilità, sulla ricerca, sui quartieri e sul tema della casa, dove è necessaria un’alleanza con il mondo privato e le istituzioni”.

Anche per Matteo Lepore, sindaco di Bologna, occorre avere una visione comune per rendere le città a misura d’uomo: “Dobbiamo cercare di dare maggiore spinta politica ai temi della transizione ecologica e della giustizia sociale. L’Unione europea ha iniziato a indirizzare una serie di fondi alle città. Ci sono poi dei fondi regionali, ma manca una politica nazionale, dei nostri governi, sullo sviluppo sostenibile. Possiamo allearci quanto vogliamo tra città e università, ma se forze molto più potenti vanno in direzione contraria non avremo alcun risultato. Oggi l’economia si regge sulle disuguaglianze e ci sono pezzi di industria che si oppongono al cambiamento. Questo va detto. Anche sulla questione abitativa, non possiamo pensare sia solo un problema dei comuni: l’aumento del costo della vita va risolto insieme al governo e alle industrie. Serve un compromesso su questi temi”.

Nel 2022 l’Italia ha approvato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snsvs), un documento che richiama anche l’impegno dei territori. Ne ha parlato Mara Cossu, dirigente del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica: “Tutte le politiche dovrebbero tendere alla Snsvs. Con l’aggiornamento del 2022 la Strategia ha introdotto obiettivi quantitativi e qualitativi da raggiungere in modo collettivo, che cercano di rispondere a quella domanda di complessità che arriva dal mondo reale. La Strategia fornisce strumenti operativi per districarsi in una realtà complessa, offrendo un percorso verso la sostenibilità che può essere raggiunto solo se lavoriamo insieme”.

In conclusione della prima parte dell’evento, Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo, ha ricordato che il Rapporto territori dell’ASviS mostra “pochissimi miglioramenti sullo sviluppo sostenibile del nostro Paese, mentre le disuguaglianze aumentano. Si tratta di un tema per noi rilevante, le fondazioni di fatto raccolgono patrimoni per rendere più forti e resilienti le comunità dei territori, creando sviluppo e riducendo le disparità. Ricordiamoci che una società diseguale sarà sempre meno attrattiva. In questo senso stiamo cercando di trovare il giusto compromesso per capire dove destinare le risorse per ridurre la povertà, che nel lungo periodo significa anche combattere la povertà educativa. Il dilemma è proprio questo: come destinare le risorse tra breve, medio e lungo periodo? Parliamo di temi e decisioni complesse, che devono mettere insieme realtà diverse se vogliamo davvero cambiare le cose”.

La seconda parte dell’evento è stata dedicata alle buone pratiche e alla loro diffusione. Il panel moderato da Samir de Chadarevian, Pentapolis e responsabile delle buone pratiche del Gruppo di lavoro sul Goal 11, ha preso il via con la testimonianza di Raffaele Petrella, Comitato per Villa Giaquinto. “La nostra organizzazione di volontariato porta con sé una storia di riscatto. Otto anni fa, in seguito a un corteo studentesco, abbiamo deciso di prenderci cura di un parco abbandonato nel centro di Caserta – ha dichiarato Petrella -. Oggi in questo parco ci si può prendere cura di se stessi e del verde. Abbiamo così creato uno spazio dove le famiglie dialogano, dove aumenta la coesione sociale, in una città complicata come Caserta. Non avevamo neanche più un cinema, ora organizziamo una rassegna cinematografica proprio nel parco. Era poi presente un aranceto, prima l’abbiamo sistemato e poi abbiamo prodotto marmellate e liquori. Un esempio di riscatto e sostenibilità”.

Di seguito è stato illustrato il progetto Varcities di Castelfranco Veneto. L’iniziativa ha individuato una serie di azioni innovative nelle quali vengono poste al centro la natura e la tecnologia al servizio della salute e del benessere umano. Castelfranco Veneto insieme ad altre sei città europee è al centro di un progetto pilota sui temi di riprogettazione degli spazi urbani pubblici; la città punta anche a implementare un osservatorio locale per il paesaggio che consideri gli effetti terapeutici della natura.

L’amministratore delegato di Dismeco, Claudio Tedeschi, è stato testimone di un virtuoso caso industriale. La Dismeco è infatti la prima impresa europea per recupero di materiali da elettrodomestici. “Ci siamo posti un quesito, molti elettrodomestici buttati erano in ottime condizioni: perché distruggerli? Il primo step è stato il recupero dei componenti che non erano più disponibili sul mercato per riparare le lavatrici. Il secondo passo è stato quello di attivare un percorso di formazione rivolto a cittadini extracomunitari, in modo che sapessero aggiustare le lavatrici. Questo progetto rigenerativo ha dato dunque lavoro e ha avviato un’attività d’inclusione. In quattro mesi abbiamo donato circa 200 lavatrici rigenerate alla Caritas e ai centri di volontariato del comune di Bologna”.

La città di Todi, in Umbria, tempo fa è stata definita come la città più vivibile al mondo. “Abbiamo perso la capacità di pensare al futuro. Uno studio di 33 anni fa, menzionato anche dal New York times, vedeva in Todi la città più vivibile sul pianeta – ha ricordato Antonio Ruggiano, sindaco di Todi -. Possediamo un centro storico medioevale incantevole, nel 2008 abbiamo costruito un impianto fotovoltaico che ci ha consentito di illuminare senza spese le mura della città. Nel tempo siamo diventati partner del Gse e abbiamo efficientato tutti gli edifici pubblici. Con una serie di progetti mirati, oggi risparmiamo il 70% dei costi energetici che avevamo prima. Todi è così diventata l’immagine di un turismo lento, da quest’anno abbiamo garantito i trasporti pubblici gratuiti. È uno sforzo grande per il comune ma andiamo avanti”.

Francesco Marchese, che si occupa di pianificazione del paesaggio presso il Parco nazionale e dell’area marina protetta delle Cinque terre, ha sottolineato i passi avanti del Parco: “Abbiamo recentemente implementato la Voluntary local review. Grazie a questo documento, che è anche uno strumento di autovalutazione del territorio, abbiamo messo a sistema le azioni volte alla tutela del Parco. Un Parco che oggi ha una registrazione Emas, strumento europeo per migliorare le prestazioni ambientali, ed è certificato Iso 14001 con l'obiettivo di gestire e monitorare gli impatti ambientali relativi ai propri servizi e alle attività affidate a terzi sul territorio. Stiamo realizzando anche un piano di adattamento al cambiamento climatico grazie al Cmcc che avrà una particolare attenzione alla riduzione del rischio”.

Il direttore dell’Ufficio studi Autonomie locali italiane e presidente del Comitato scientifico della Rete dei comuni sostenibili, Marco Filippeschi, ha così descritto l’esperienza della Rete dei comuni sostenibili: “Della Rete fanno parte oltre 100 comuni. Il nostro compito è quello di accompagnare comuni e province a lavorare sugli Obiettivi dell’Agenda 2030. L’ultima nostra iniziativa è la guida dei comuni sostenibili italiani, dove raccontiamo storie, luoghi, itinerari. In sostanza è un contenitore di buone pratiche dove ogni comune descrive come può essere replicato su scala nazionale. C’è un’Italia nascosta che proviamo a raccontare e ci rivolgiamo ai viaggiatori, a quelli che pensano che un luogo può essere lasciato meglio di come è stato trovato”.

Per chiudere i lavori di giornata sono poi intervenuti Carlo Feltrinelli, presidente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, e Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS. “Momenti come questo sono una lente preziosa per valutare i progressi fatti e quelli da fare verso una transizione che sia davvero equa e partecipata. Le buone pratiche fanno un eco felice con l’impegno che abbiamo portato avanti con l’osservatorio per le transizioni urbane. Le nostre città si stanno trasformando in spazi consumati e di consumo, ma credo che il tavolo possa essere ribaltato, per valorizzare il protagonismo delle nuove generazioni e per disegnare un nuovo modo di abitare”, ha dichiarato Feltrinelli, mentre Stefanini ha così concluso: “O riusciamo a basare le nostre scelte su dei dati o faremo fatica a trasformare il Paese in chiave sostenibile. Abbiamo bisogno di aumentare il grado di convergenza a livello complessivo del Paese su questi temi. O faremo un passo avanti per integrare a ogni livello del Paese le esperienze, le buone pratiche che oggi abbiamo ascoltato, oppure non riusciremo a cambiare passo. Una coerenza tra breve e lungo periodo è indispensabile, parliamo di un salto soprattutto culturale. Non possiamo sempre schiacciarci sul presente con interventi che non escono da una logica emergenziale”.

 

di Ivan Manzo