Termina il Festival, “un patrimonio di partecipazione democratica da valorizzare”
Giovani e democrazia, il manifesto ASviS per l’Europa, l’Onu e il paradosso del comma 22, il terzo rischio sul clima, decentralizzazione dell’AI: risultati e proposte dall’evento di chiusura del Festival dello Sviluppo Sostenibile.
Di fronte ai rischi di restringimento della democrazia, l’impegno delle organizzazioni della società civile è particolarmente impegnativo e difficile ma deve ulteriormente affermarsi. È questo uno dei messaggi più significativi emersi dall’evento “Urgenze, aspettative e impegni per lo sviluppo sostenibile: verso il ‘Summit sul futuro delle Nazioni unite’”, con cui giovedì 23 maggio a Roma, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, l’ASviS ha chiuso l’ottavo Festival dello Sviluppo Sostenibile, presentando alle istituzioni italiane raccomandazioni e proposte per prendere decisioni coerenti con l’Agenda 2030.
La conferenza ha avuto inizio con i saluti istituzionali del questore della Camera Paolo Trancassini: “L’evento odierno rappresenta la chiusura di una manifestazione unica nel panorama nazionale e internazionale, che incarna perfettamente l’idea di globalità e trasversalità alla base dell’Agenda 2030”. I lavori sono stati quindi aperti da Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, che ha citato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “L’Agenda 2030 non è esercizio burocratico per sognatori”, e aggiungendo che “l'ottavo Festival dimostra che una parte consistente della società italiana condivide lo spirito dell'Agenda 2030 e si impegna in prima persona in questa direzione”.
Mallen ha condiviso i numeri salienti dell’edizione 2024, la cui mobilitazione è stata significativa, a partire dagli oltre 900 eventi in cartellone, di cui 30 organizzati dall’ASviS e dai suoi Gruppi di lavoro in sei città, a cui si sono aggiunti circa 350 eventi promossi dai "compagni di viaggio" del Festival. Grazie all'impegno della rete diplomatica, si sono tenuti 21 eventi in 23 Paesi, uno dei quali in collegamento con il Forum della società civile a Nairobi. Vanno annoverati anche i “nuovi percorsi”, collaborazioni che promuovono l’Agenda 2030 nella società italiana, e i Festival territoriali: Garda, Modena, Monza, Parma, PoDeltaSWeek e Sardegna. Ma il Festival non è stato fatto solo di eventi: tante le pubblicazioni e le altre iniziative (dai podcast ai corsi e-learning) presentate durante la manifestazione. Ampia anche la partecipazione online, con oltre 5 milioni di persone collegate agli eventi ASviS, 10 milioni di impressions e più di 1,3 milioni di visualizzazioni, anche grazie alla condivisione degli eventi sui siti Ansa e Rai.
“Quest'anno”, ha ricordato Mallen, “il Festival si è svolto in un momento delicato per l'Agenda 2030, siamo a metà strada. Il ‘Rapporto di Primavera’ sugli scenari al 2030 e al 2050 ha confermato come le politiche adottate nel corso degli ultimi 18 mesi non appaiano in grado di produrre quel cambio di passo prefigurato dalla Strategia nazionale di sviluppo sostenibile approvata dal governo a settembre 2023. E il risultato delle prossime elezioni inciderà molto su come l’Unione europea perseguirà le politiche ambiziose avviate nell’ultimo quinquennio”.
“L’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile”, ha dichiarato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, aprendo il suo intervento. Per questo “rinviare non va bene, abbiamo bisogno di accelerare sulla transizione energetica prendendo quest’occasione per fare una grande trasformazione in senso d’innovazione, con risultati positivi in termini di reddito, occupazione e rapporto debito/Pil”. Ha condensato poi otto stereotipi smentiti dal Festival (vedi sotto) e illustrato le proposte del “Manifesto per la nuova legislatura europea”, con cui l’ASviS chiede tra l’altro di realizzare una transizione ecologica “giusta”, fare della politica industriale il motore della transizione, attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali, adottare riforme istituzionali verso una maggiore integrazione europea, ad esempio superando il diritto di veto e dando più forza al Parlamento europeo.
Per Giovannini, però, “pensare di fare questo solo con le risorse nazionali è un’illusione, gran parte delle forze politiche dice ‘basta debito comune’. Questo è un tema già sollecitato da Mario Draghi nelle anticipazioni del suo Rapporto”. Infine, due passaggi rispettivamente sulla legge sul clima in discussione al Parlamento (“Abbiamo bisogno di accelerare”) e sull’autonomia differenziata (“È un grande rischio. La Strategia di sviluppo sostenibile dice che bisogna dare coerenza alle politiche, figuratevi se 23 materie venissero delegate alle regioni”).
L’incontro, moderato dalla giornalista del Tg3 Maria Cuffaro, è proseguito con il videomessaggio di Navid Hanif, segretario generale aggiunto del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (UnDesa): “Il mondo non è sulla giusta strada per raggiungere gli Obiettivi dell'Agenda 2030. È necessaria una significativa accelerazione e per questo dobbiamo trasformare i nostri principali sistemi e modi di vivere. Abbiamo bisogno del coinvolgimento di tutta la popolazione, di azioni coraggiose dai leader mondiali e dal settore privato. Con la crescente sofferenza del debito che ostacola i progressi verso gli SDGs, il segretario generale delle Nazioni Unite chiede uno stimolo costante per creare finanziamenti accessibili e a lungo termine e chiede inoltre una riforma dell’architettura finanziaria internazionale”.
Silvana Sciarra, presidente emerita della Corte Costituzionale, si è soffermata sulla revisione dell’articolo 9 della Costituzione, con cui la tutela dell’ambiente è entrata tra i principi fondamentali della Carta con un riferimento esplicito “anche nell’interesse delle future generazioni”: “La riforma è stata ingiustamente sottovalutata da alcuni osservatori, rappresenta invece un punto di grande avanzamento. Si conferma che la Costituzione è viva, che continua a vivere anche nelle sue riforme. È una riforma al passo con i tempi, ha messo in moto in molti Paesi una serie di azioni a tutela dei più giovani”. Per Sciarra bisogna allontanare lo scetticismo di chi sostiene che i giovani non siano attori della democrazia, perché “nelle scuole sono interessatissimi e informati sulle questioni ambientali”. Alla domanda di Cuffaro su quali vantaggi dia ai cittadini il potersi avvalere di una giurisdizione europea, Sciarra ha osservato che “qualcuno critica l’atteggiamento di alcune corti che sono molto attive nella difesa dei diritti che nascono dalla violazione degli obblighi sul cambiamento climatico. Io sono a favore dell'intervento delle corti, che naturalmente devono fermarsi un attimo prima rispetto al legislatore. Abbiamo alcune sentenze che spingono il Parlamento e il legislatore ad adempiere nel rispetto delle fonti europee”. Ha concluso sottolineando che i giuristi e le corti hanno bisogno di ascoltare la scienza, “entrare in un dialogo di linguaggi diversi che però sono complementari”.
Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione italiana AI per l'informazione e membro del “New Artificial intelligence advisory board” delle Nazioni Unite, ha effettuato un’ampia disamina sugli effetti dell’intelligenza artificiale: “Uno strumento come l'AI, che ha un impatto pari alla stampa a caratteri mobili, ci sfida nella sostenibilità dell’informazione. Per vincere la sfida del giornalismo servono due guardrail: rendere riconoscibile il prodotto umano, che risponde a caratteristiche di professionalità, e rendere visibile cosa ha elaborato la macchina”. Poi un passaggio sull’AI Act europeo che a giorni sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, che “non prende di mira una tecnologia, ma l’effetto che una famiglia di tecnologie può avere sui diritti fondamentali della persona. L’Europa ha firmato la settimana scorsa il primo trattato sui diritti dell’uomo e l'intelligenza artificiale, di fatto è la prima trincea di difesa dei diritti umani in un’epoca di algoritmi. Questi due piloni sono due momenti in cui il diritto vuole sfidare le grandi istanze cibernetiche”. Benanti ha concluso sui rischi di un monopolio delle AI: “Se il primo decennio è stato quello dello smartphone e il secondo quello della digitalizzazione, il terzo decennio, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, produce un cambiamento, perché i processi e servizi che verranno saranno mediati dal cloud, che è una forma di centralizzazione. Dovremmo capire cosa sarà centralizzato e cosa sarà deciso dai singoli, che è una costituzione democratica”.
Giampiero Massolo, presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), si è soffermato sul futuro delle istituzioni multilaterali e i limiti degli Stati nazionali: “Siamo in una crisi di un ordine mondiale che è quello liberale. Le cause sono molteplici: una globalizzazione mal gestita, la pandemia, governi alle prese con i populismi. Abbiamo organismi internazionali fatti da Stati che si guardano l’ombelico, il risultato è una fase di stallo dei meccanismi multilaterali”. Incalzato da Cuffaro sulle prospettive di riforma delle Nazioni Unite, Massolo ha detto che l’Onu è bloccata da una sorta di comma 22, evocando il paradosso formulato da Joseph Heller nel romanzo Catch 22 per rappresentare una situazione in cui si è intrappolati da regole o condizioni contradditorie. Applicandolo alla situazione attuale, “l’Onu non cambia perché cambia l’Onu, ma solo se si trova un denominatore comune tra gli Stati”. Massolo ha auspicato poi un “multilateralismo dal basso”, con il coinvolgimento del settore privato, perché “non possiamo lasciare il lavoro solo agli Stati, hanno risorse scarse e vengono guidati da interessi contingenti. Bisogna trovare un'alternativa, una nuova sintesi per progredire tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati”.
Eleonora Cogo, esperta senior sulla finanza internazionale del think tank Ecco, ha esplorato il ruolo delle istituzioni finanziarie e gli effetti positivi di investire sulla transizione: “Spesso nelle analisi di sostenibilità del debito non si tiene in considerazione l’effetto di certe politiche di austerità, è necessario un ripensamento profondo delle politiche. Il debito è sicuramente uno dei maggiori freni. Per l’aumento dei tassi di interessi, nel 2022 siamo arrivati a 450 miliardi di spesa per il debito nei Paesi in via di sviluppo. Una persona su tre vive in un Paese in cui la spesa pubblica per il debito è più alta di quella per educazione e salute. La gestione del debito è un problema estremamente complesso da risolvere: nella crisi dei primi anni Duemila il gruppo di attori coinvolto era molto più piccolo, oggi sono entrati in gioco attori nuovi, soprattutto privati. La cosa che mi preoccupa di più (oltre alla mitigazione e all’adattamento, ndr) è la terza faccia del cambiamento climatico, le perdite e i danni, per cui è stato finalizzato il fondo alla Conferenza sul clima dello scorso anno. Questo è un argomento che richiede forme di finanziamento nuove”.
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Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, ha tirato le fila del confronto della mattinata e dell’intera manifestazione: “Assistiamo a un doppio fenomeno: da una parte aumenta la sensibilità e l’impegno di cittadini e organizzazioni per affrontare i nodi al centro dell’Agenda 2030, ma allo stesso tempo ci sono stereotipi e posizioni che negano, atteggiamenti ostili. Il Quaderno sull’Europa che abbiamo consegnato al presidente della Repubblica ci aiuta a smontare quei luoghi comuni che non contribuiscono a costruire una prospettiva trasformativa”. Per Stefanini il Festival si è confermato un’occasione democratica importante per il Paese e ha sottolineato che “partecipazione democratica, capacità propositiva e responsabilità sono ingredienti fondamentali che hanno caratterizzato il lavoro della nostra Alleanza, con punti di vista diversi e plurali, e abbiamo il dovere di far progredire questo patrimonio, di creare nuove condizioni perché possa rafforzarsi e trovare nuovi spazi”. Fondamentale, ha aggiunto, è mantenere uno sguardo d’insieme: “La spinta dal basso è fondamentale ma è altrettanto decisivo che vi sia l'incontro con la politica. Dobbiamo trovare soluzioni credibili e coerenti, far convergere giustizia climatica e sociale, utilizzare l’intelligenza artificiale in modo democratico e sostenibile. Dobbiamo cercare di ridurre quel divario che esiste ancora tra importanti aree di competenza, con una parte di cittadini che devono essere meglio informati e responsabilizzati. Occorre fare leva sulle tante energie che il Festival ha messo in campo”, ha chiosato Stefanini, ricordando infine la figura di Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma, e il suo insegnamento a guardare al futuro con un approccio globale.
Il ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha fatto pervenire un suo saluto per l’occasione, in cui ha espresso apprezzamento per il “contributo di idee e di impegno” proveniente dal Festival, sottolineando come “la vera crescita sostenibile sia quella capace di tenere conto di tutti gli aspetti dell’economia e della dimensione sociale”.
Il Festival dello Sviluppo Sostenibile si concluderà ufficialmente venerdì 24 con un concerto della European union youth orchestra, che si esibirà presso l'Auditorium Parco della musica a Roma, seguita da Big mama.
di Andrea De Tommasi
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